Harsha osservava distratto
l’orizzonte, riflettendo negli occhi lucidi gli ultimi bagliori del giorno.
La
sua giovane pelle ambrata aveva assunto i caldi toni del tramonto e il suo
candido dhoti kurta si agitava
debolmente al vento, ad ogni folata di brezza serale. Seduto al bordo del
grande fiume, poco distante dallo shmashana,
il tempo scorreva lento. Il rito del visarjanam era terminato, eppure un flebile
sentore di sandalo e gelsomino pervadeva ancora l’aria, confondendosi con gli
odori penetranti del piccolo villaggio. Il ragazzo chiuse gli occhi e inalò
profondamente, tentando di non lasciarsi sfuggire le ultime carezze di quel
profumo che avrebbe voluto scolpire nell’anima.
Quasi ghermito da invisibili
pensieri agitò lentamente una gamba nel vuoto, mentre la sua mente veniva
rapita dal moto perpetuo delle onde del Gange: i raggi del sole parevano
essersi fatti in mille pezzi, luccicando in frantumi sul pelo dell’acqua; una
gran quantità di silenziose candele galleggiavano mute, trasportate dai flutti,
ondeggiando vistosamente. Tra la miriade di colorati petali e fiori che le
accompagnavano, il giovane si stupì di quanto queste fossero stabili, sebbene
apparissero così fragili e incerte nel loro cammino. Erano passati solamente
tre giorni dalla cerimonia con la quale aveva dato l’ultimo addio al caro padre,
appiccando il fuoco alla sua pira funebre. Come si conveniva ad un primogenito,
aveva espletato con dignità e onore ogni suo dovere: ricordava l’ultima
carezza, l’ultimo suo sguardo; rimembrava il suo calore, ormai perduto, con in volto quel sorriso che sembrava aprirsi sempre come uno spicchio di luna. Portò alla mente
l’aspersione del corpo, il gelido rumore del contenitore di terracotta che
aveva dovuto gettare ritualmente al suolo.
Poi solo fiamme e la sua infanzia
farsi cenere insieme all’amore a cui aveva detto addio.
Harsha abbassò lo sguardo e portò al viso il bianco fiore che aveva nella mano, annusandolo ripetutamente: era
la sola cosa che il rogo aveva risparmiato e non avrebbe mai potuto lasciarla
dov’era. Una lacrima rigò teneramente la sua guancia.
I suoi pensieri furono però
presto interrotti, quando sentì una mano sconosciuta poggiarsi sulla sua
spalla.
<Jai Shri Krishna> sussurrò flebilmente una debole voce.
Il ragazzo si voltò e vide un
esile anziano sorridergli, dietro ad una folta e lunga barba bianca. Il grande
turbante aranciato che portava in capo pareva rendere la testa di quell’uomo
sproporzionata rispetto al suo gracile corpo ossuto.
<Ti ho portato qualcosa da mangiare, ragazzo> gli disse
dolcemente, porgendogli un largo thali
di legno. Il giovane dapprima scosse il capo, allontanando il piatto fumante di
carne e patate; poi, seppur titubante, si lasciò convincere dal vecchio.
<Coraggio, hai bisogno di un po’ di forze. Con questo ti sentirai meglio>
gli disse bonariamente, mentre con un po’ di fatica si mise a sedere accanto a
lui.
Harsha portò alla bocca qualche
tiepido boccone, masticando piano: in un altro momento avrebbe sicuramente
apprezzato molto quelle morbide patate speziate che anche sua madre gli
preparava sempre, sapendo quanto gli piacessero. In quel frangente però, pensò
che qualsiasi cosa avrebbe avuto per lui lo stesso sapore. Posò il piatto a
lato, affranto e privo di interesse, poi sospirò.
<Scusami, non ho appetito. Il grande fiume ha appena portato con se le
ceneri di mio padre e io mi sento smarrito>.
Il gracile vecchio annuì, posando
la mano sul ginocchio del giovane. Il tramonto illuminava flebilmente il suo
volto grinzoso, invecchiato dal sole, nel quale piccoli e luminosi occhi scuri squarciavano
una corteccia di fitte rughe.
<Il fiume non ha portato via tuo padre, ragazzo mio. Lui sarà sempre con
te, poiché ora è ovunque: la sua voce nel vento, il suo respiro tra le onde, i
suoi occhi nel sole e nella luna; non lo sai, figliolo, che le divinità ci hanno
plasmato con la polvere delle stelle? Apparteniamo all’anima che pervade il
mondo e ad esso dobbiamo ricongiungerci,
per vivere una nuova esistenza>.
Harsha abbassò il viso: <Così dice il divino, vecchio saggio. Eppure
io temo la morte. Se il prezzo da pagare per l’immortalità è morire, avrei
preferito non nascere>.
Il ragazzo deglutì, ingoiando
angoscia e soffocando il pianto. Poi continuò: <Non c’è serenità in questo regno, dove si continua a perdere chi
amiamo; non c’è pace, dove si continua inevitabilmente a soffrire>.
Il sapiente e gracile saggio
allora prese delicatamente il viso del giovane tra le sue mani tremanti.
Lo
guardò fisso negli occhi e gli donò un semplice, splendido sorriso.
<Non ti rendi conto che l’immortalità ci è stata donata due volte?> gli
sussurrò amabilmente <Una è per il
nostro spirito, quando torneremo ad essere parte dell’universo; ma l’altra,
figliolo, ci è già data in questo cammino terreno. Certi dolori lacerano, graffiano,
feriscono e uccidono; certe sofferenze paiono levare la vita: eppure non
smettiamo lo stesso di respirare. Non smettiamo lo stesso di rialzarci, di
curarci le ferite. Meravigliosamente, dalla cenere torniamo ad esistere: dalla morte traiamo ripetutamente nuova vita. E, miracolosamente, risorgiamo ogni volta per vivere di nuovo.>
Manzo vindaloo e curry indiano di patate
Per il manzo vindaloo
280 gr di spezzatino di manzo (potete usare tranquillamente l'agnello, ma a me non piace)
50 gr di burro
1 cipolla bianca di medie dimensioni
1 cucchiaino colmo di dragoncello tritato
1 cucchiaino colmo di prezzemolo tritato
3 peperoncini verdi dolci
1 cucchiaino di coriandolo in polvere
1 cucchiaio di spezie Tandoori Masala Cannamela (zenzero, aglio, peperoncino, cardamomo, pepe nero, chiodi di garofano, carvi, cannella, cumino, macis e noce moscata)
1 cucchiaio di semi di sesamo
1 cucchiaio di aceto balsamico
2 cucchiai di succo di limone filtrato
sale q.b.
olio q.b.
Per il curry indiano di patate
250 gr di patate novelle lavate e sbucciate
1 piccola cipolla bianca
1 cucchiaino di zenzero fresco tritato
1 cucchiaio di curry indiano
4 peperoncini verdi dolci
1 cucchiaino di senape rustica
1/2 cucchiaino di pepe nero
sale q.b.
olio q.b.
Mettere in una padella piuttosto capiente il manzo a pezzetti con un poco d'acqua, d'olio, di sale. Aggiungere i peperoncini verdi a pezzetti, il dragoncello, il prezzemolo, la cipolla tagliata a fettine sottili, le spezie, i semi di sesamo, l'aceto balsamico e il succo di limone. Cuocere a fiamma bassa, con coperchio, per ca. 4/5 ore: di tanto in tanto, aggiungere un bicchierino d'acqua ogni volta che lo spezzatino si asciugherà. La cottura è lunga ma alla fine la carne si scioglierà in bocca.
Nel frattempo mettere in un'altra padella le patate sbucciate e lavate e cuocerle per ca. 20 minuti, fino a quando si saranno ammorbidite ma non saranno totalmente cotte. In una casseruola mettere la cipolla a pezzetti, lo zenzero tritato, il cucchiaio di curry, i peperoncini verdi tagliati a listarelle, la senape e il pepe nero. Aggiungere un poco d'acqua e un po' d'olio e unire le patate. Finire la cottura delle stesse in padella, mescolando spesso fino a che il condimento non sarà appassito e le patate non saranno completamente cotte.
Servire su un bel piatto di legno (se gradite) e buon appetito!
Ringrazio di cuore la tenera Vale per avermi nuovamente donato il premio '100% Blog Affidabile'. Il tuo pensiero è stato meraviglioso, cara! Grazie infinite!
E ringrazio anche le dolcissime amiche Licia, Ondina, Dory Mary e Dona per aver invece pensato a me nell'assegnazione del premio 'Dardos', ossia un riconoscimento creato dallo scrittore spagnolo Alberto Zambade il quale nel
2008 concesse nel suo blog Leyendas " El Pequeno Dardo" il seguente
premio ai primi quindici blog selezionati da lui e dal quel momento il premio
iniziò a circolare su internet. Secondo il suo creatore, questo premio vuole
"riconoscere il valore di ogni blogger, per il suo impegno nella
trasmissione di valori culturali, etici, letterali e personali".
Esprimendo in ultima analisi la loro creatività, attraverso il suo pensiero
rimane vivo innato tra le sue parole.
Ho pensato a lungo a chi poterlo donare a mia volta: tante persone lo avevano già ricevuto (sono arrivata tardi con la pubblicazione del premio e me ne scuso!) e alcune amiche non accettavano premi. Da quando vi conosco, tutte voi avete avuto un posto nel mio cuore e ogni giorno di più fatico ad operare delle scelte: ho pertanto deciso di condividerlo con tutte voi, con immenso ed eguale affetto.
Sempre per le stesse motivazioni, farò così anche con il graziosissimo premio di Dona, ricevuto proprio poco fa, ossia il premio 'Grazie a te'. Innanzitutto voglio dire a Donatella che è una persona stupenda, vera e profonda: il suo pensiero mi ha regalato una carezza che non dimenticherò.
Lo dedico in primo luogo a mia volta a te, amica mia. E poi a tutte voi perché... si, sebbene io non indichi dettagliatamente ciascun blog, nomino tutte, tutte voi. E una motivazione ci tengo a darla. Da quando ho aperto questo piccolo blog ho conosciuto persone meravigliose: persone che hanno diviso con me risate, felicità, dolore, malattia, grigiore e raggi di sole. Ho conosciuto cuori forti, anime leggere, spiriti fragili e delicati; ho potuto gioire delle vostre belle notizie, dei vostri traguardi, dei vostri sogni realizzati e donarvi parte di ciò che porto dentro, sicura che il tutto sarà ben riposto nelle vostre mani. Come evitare di ringraziare tutte voi, che ogni giorno camminate con me, rendendo il cammino un viaggio migliore? Grazie, amiche mie.. grazie per avermi regalato della vita.
Infine voglio rivolgere un pensiero speciale al mio tenerissimo angelo: cara nonna Pinuccia, oggi hai compiuto 90 anni. Vorrei poterti dire quanto sei profondamente bella, quanta vita hai donato e quanta continui a regalarmene; vorrei poter raccogliere le stelle e donartele tutte insieme, per illuminare tutte le tue notti a giorno e far sì che il buio non ti venga mai più a trovare. Mi piacerebbe poterti ridare gli affetti che hai perduto, farti rivivere i momenti più belli che ricordi e anche quelli che hai dimenticato; mi piacerebbe cancellare ogni tua fragile lacrima e ogni ingiustizia che hai subito... e sopportato, grazie al tuo grande cuore. Per me non sei solo una nonna, ma una mamma; non sei solo una stella, sei l'universo... e quel tuo sorriso, io l'amo. Amo il modo in cui nasce sul tuo viso, dopo che un'improvvisa risata sale come spuma, come una cascata, dal tuo nobile cuore.
Sì, se l'amore avesse un volto, per me avrebbe proprio il tuo.
Ti amo, nonna. Tanti auguri! E presto vedrai che bella festa faremo per te...
Una notte stupenda e un luminoso risveglio, di tutto cuore!